Anna Maria Marsegaglia
Opera 1a classificata
Ora c’è pace
Ora, tace dell’aquila lo strido
sulla cengia ai margini del cielo
e la pernice s’appisola nel nido
tra ciuffi di mirtilli e rododendri.
Ora dita di sera sfioran l’Angeloga
e canti di luce accennano sull’acqua,
nel cuore m’accendono ricordi
di giorni felici e di amati volti.
All’orizzonte, di là del Pizzo Stella,
c’è scia di nubi del color di sabbia…
forse son orme di perduti passi
che lenti vanno verso l’Infinito.
Ora vento di larici e di mughi
carezza piano steli di genziane
e in assonnato crepitio di foglie
ritrovo echi di voci e di risate.
Ora, sola batte l’ala del silenzio,
in Valle Spluga s’addormenta il tempo…
è il suo respiro attesa d’eterna sinfonia,
che scioglie del cuore la malinconia…
ora c’è pace.
Giulio Redaelli
Opera 2a classificata
Come musica la voce del silenzio
C’è un margine di luce
avvolge il bianco profilo del Suretta
spazia fra cime e pietrosi canaloni
oltre la misura del tempo e lascia
sensazioni di antiche libertà ritrovate
Nell’aria vaga la freschezza del mattino
una dolcezza di silenzio scende dalle cime
si frantuma, si spande
fra quelle scure macchie di baite
arroccate alla vertigine degli occhi
come impalpabile respiro copre la valle
Cammino e ascolto
Le piccole melodie del bosco si mescolano
allo stropicciare dei miei passi
all’inquietudine dell’acqua
che corre in conche verdi
nell’erba un fruscio di serpe sobbalza il cuore
accorda il canto il fringuello
col ronzio del calabrone che mi vola accanto
mentre nascosto fra cime d’abeti
un martellar di picchio sembra scandire il tempo
di quelle piccole note gioiose
musica del silenzio, prezioso sortilegio
fra la muta voce delle eterne montagne
Al margine del bosco, sul sentiero del ritorno
una croce chiede l’attimo di una preghiera
mentre il sole d’altri silenzi gravido
col suo ultimo respiro veste di porpora
dirupi e crinali e quelle baite lontane
perse agli occhi
Ormai è sera. Fra sicure pareti la luna
mi porge la sua mano dorata di sogni:
torna la voce del silenzio
a chiudere un altro giorno
Maria Angela Gobbi
Opera 3a classificata
Alla fine dell’inverno, Montespluga
Ascoltavo venir la primavera
quando la neve adagio dileguava
in silenziosi rivoli neri..
-Adesso-pensavo-adesso
so che un canto scorre sotterraneo,
antiche voci all’apparenza mute
risuoneranno ancòra,
canterà il cùculo, scrosceranno cascate,
s’apriranno le nuvole, e il cielo
rimbomberà del consueto frastuono..
..ma adesso, ancòra un momento,
prima che riemerga
nella sua gloria di porpora e verde
il tumultuoso canto della vita,
adesso, per un attimo ancòra
ascolterò il silenzio della terra.
Prima che il vento s’alzi, all’improvviso.
Patrizia Letizio
Opera 4a classificata
Il sentiero
Stesse ombre, musica e profumo di bosco…
Quante volte ho percorso questo sentiero,
diverso solo nello spirito del tempo che fugge.
Un gioco pieno di fascino e mistero,
per gli occhi curiosi di una bambina.
Una via di fatica, fame e guerra,
nelle care parole di chi non c’è più.
Il timido sorriso per quell’angolo speciale,
custode di giovani tenerezze.
Ora, sono cuore e respiro, a comandare la pausa
davanti alla cappella fiorita di campo.
E poi lassù, dove l’immenso ti coglie all’improvviso,
come se fosse sempre la prima volta.
Alla pari di una poltrona riservata,
il solito sasso t’attende in prima fila
e mentre lo sguardo si perde sul maestoso palcoscenico,
il silenzio dei monti, ti spiega le vere grandezze della vita.
Si torna: stesse ombre, musica e profumo di bosco…
Di diverso ci sono solo io, con il mio passo più lento,
e un’anima rasserenata da quest’eterna lezione di poesia.
Paolo D’Armi
Opera 5a classificata
In ricordo della pineta di San Giuliano, arsa da incendi dolosi.
Salivo, ne l’ombra dei boschi,
la verde aquilana collina (1),
spirando (2), tra selve più folte,
quell’aria di cielo (3), più fina.
E, giunto su l’erta (4) del colle,
correvo a la costa (5) fiorita;
gioioso esultavo nel core
e speme (6) sorgiva più ardita.
Quei boschi, che usavo mirare (7),
periti tra incendi dolosi,
son mie rimembranze più care.
Or, priva de’ viottoli ombrosi,
la nostra aquilana collina
si mostra tal (8) spoglia e ferita!
Metrica: sonetto minore di novenari, con accenti ritmici sulla seconda, quinta e ottava sillaba di ogni verso. Rime e assonanze alternate nelle quartine: ABAB CDCD; le terzine han rima alternata, negli ultimi due versi assonanza baciata: EFE FGG. Assonanze al mezzo e una rima al mezzo: “fiorita… sorgiva”, “sorgiva più ardita”, “or priva… collina”, “la nostra… si mostra”, “la nostra… tal spoglia”.
1) “Aquilana collina”: nomata aquilana dal poeta, perché sorge nella zona periferica della città dell’Aquila, detta San Giuliano, ed è ben visibile dal centro cittadino. Il termine “collina” è in luogo di monte.
2) “Spirando”: respirando.
3) “Aria di cielo, più fina”: aria pura, non inquinata, quasi fosse del cielo.
4) “L’erta”: salita ripida.
5) “Costa”: falda del colle.
6) “Speme”: speranza.
7) “Usavo mirare”: ero solito ammirare.
8) “Tal”: così.
Danila Olivieri
Opera 6a classificata
Il suono del silenzio
Ho asceso incantati sentieri
ove irruente l’acqua ruscella diafana,
capre osano placide il precipizio
e maestosa s’inluce l’aquila.
Seguivo tracce di terra e aria
per raggiungere rocce ardite
che vagheggiano il cielo –
vincevo vertigine di voragine
e gioia era la fatica.
In tenere valli affondavo
riemergendo in laghi color genziana –
sulla cima mi vestivo di cielo
e, nel vivo fiato del vento,
lo sguardo fulgeva d’immenso
e il mio disarmonico io s’intonava
al melodioso suono del silenzio
arpeggiato dai curvi spazi
ove si tace il fragore del tempo.
Quando il sole smoriva
arrossando nivee creste di vette
indossavo le stelle
appese all’infinito.
Barbara Piazza
Opera 7a classificata
Nel suono della tua musica
È nel sussurro del vento
La tua voce magica
Di silenzio.
Odo
Melodie descritte
nello spartito di ogni tua bellezza.
Violini di nuvole ad accarezzare
le cime, tra le corde sperdute
del Mistero.
Sulle vette del cielo,
si aprono
le scale della musica:
fiori di campo, fischi di marmotte.
Immagini, di divina impronta
a risuonare, lontano.
E ascolto
Alberi radicati sui tuoi percorsi
Ondeggiare al ritmo della sinfonia:
fruscii e canti ancora puri,
gorgoglii vivaci, tra sassi chiari di ghiaccio,
dislivelli cadenti di lattea frescura.
Sei tu maestra di pure note,
dove i miei passi cedono, e s’affrettano
di perseverante armonia
per raggiungere un fiore, lassù, tra le stelle,
dove una croce illustra, imponente,
il prodigio dell’uomo
e il suo limite.
Maria Teresa Piccardo
Opera 8a classificata
Spluga
Il monte Spluga di neve ammantato
nell’algente Inverno i boschi innevati
trina di ghiaccio a fondo addormentati
tra il forte vento nordico e ghiacciato.
La luna guarda dal cielo stellato
dello Spluga i picchi immacolati
da glaciali silenzi circondati,
doni del clima niveo e gelato.
Nella vallata pace ed allegrezza
tra valliggiani schietti e premurosi;
mentre nel paiuolo cuoce la polenta
già si pregusta tale squisitezza.
Sui monti con gran fiocchi numerosi
vigorosa imperversa la tormenta.
Roberto Gennaro
Opera 9a classificata
All’Alpe
Com’è lontana l’eco
dei miei versi scesi a valle.
Avvolto in uno scialle di lana
sussurro il silenzio
verso cime curve dalla neve.
I suoi fiocchi,
le mie note
E da un brivido di pianoforte
crolla lenta una slavina
a rimpinguare il lago alle mie pendici.
Notte di ieri, notte di crome e di accenti,
riportami alla mia casa d’inverno,
dove lei ascoltò le mie canzoni.
Daniele Armando
Opera 10a classificata
Fili di vento
Risaliamo insieme
la cresta del monte
alla ricerca di un sogno.
Il sudore danza
sulla nostra pelle,
la fatica punge
i nostri piedi dolenti.
E quella salita infinita,
subito dopo quel fosso profondo,
tutto da varcare,
immenso…
Eppure è gioia
nella tenera luce del mattino
tracciare fili di vento,
sbriciolare insieme speranze
meravigliosamente vive.
Al colmo di un dirupo profondo,
improvvisamente,
ai nostri occhi leggeri
sorride il profondo Lago Blu,
splendente riverbero di luce,
con sussurri pervinca e cobalto.
Il vento gioca a fare le capriole:
a tratti si nasconde e sboccia il silenzio,
con i suoi petali preziosi.
Lassù, in alto, attoniti,
ascoltiamo la musica dell’aurora,
bagnando a lungo i nostri pensieri
con sorsi di vita purissima.
Il sole nascente colora le nostre storie
e ne rischiara ogni singolo istante,
conducendo i nostri passi
lungo i fili robusti e misteriosi
dell’amicizia e della condivisione.
Rosa Maria Corti
Premio speciale della Giuria
Là dove il silenzio è musica
Ho calcato l’orme del corrucciato vate1,
respirato l’aria che l’ha ispirato;
come lui, tra prati, rupi e torrenti
ho scorto soavi ninfe ed amabili fate.
Lontano dal vano cachinno del mondo,
la valle ho attraversato fino in fondo;
là dove il silenzio è musica,
dell’ore tiranne ho smarrito il conto.
Fra scoppi d’azzurro e fanfare di sole,
vibranti armonie m’hanno toccato il cuore:
era la solitaria, luminosa quiete degli abissi,
era l’arcobaleno, flabello appeso agli Andossi.
Era il canto delle rocce al tramonto
che saliva al cielo come una preghiera,
era un tremito di stelle sopra il Groppera
che applaudiva la sinfonia della sera.
1. Vate. Giosuè Carducci. Il poeta, bisognoso di ristoro e di silenzio, soggiornò a Madesimo per ben quindici estati.